HomeCommissionsCOMMISSION #7 – GINEVRA COLLINI

COMMISSION #7 – GINEVRA COLLINI

La IUNO ideata daGinevra Collini(Roma, 1996) per il solstizio d’estate è una stele prodotta dalla stratificazione e cristallizzazione di memorie personali e universali.

Le sue caratteristiche formali sembrano posizionarla tra la tradizione materiale di carattere votivo e quella pittorica funeraria, ambivalenza confermata dalla stessa iscrizione che ne decora la superficie, una frase in lingua inglese, Female Sadness Has Lasted Forever (La tristezza femminile, esiste da sempre), che, pur presentandosi come uno statement, rimanda alle epigrafi commemorative mediante l’utilizzo di caratteri stilisticamente affini a quelli latini.

L’imitazione dell’antico suggerisce il tentativo di eternizzarne il contenuto, strettamente correlato alla riproposizione di un topos letterario e artistico che, declinato nella contemporaneità, assume il valore di stereotipo: Collini, infatti, riflette sui concetti di malinconia e tristezza tradizionalmente associati al femminile, attribuendoli a Giunone, figura onnipotente, vendicativa e altera, e allo stesso tempo a se stessa. Mediante un processo di ribaltamento e successiva adesione al canone, ne testimonia tanto l’efficacia quanto la tendenziosità.

Il rivoluzionamento iconografico e concettuale effettuato sull’immaginario mitologico permette di riproporre e simultaneamente vanificare le categorie di pensiero a esso connesse, mentre la componente autobiografica, testimoniata da una fotografia che ritrae l’artista bambina, associa quella stessa idea di spleen a un vissuto personale, collocato specificamente nel periodo dell’infanzia. L’effigie si pone dunque, in questo senso, come rappresentazione di un’evoluzione emotiva, individuata dall’artista in un frangente di vita comunemente percepito come estraneo a ogni genere di sentimento negativo.

Lo scarto prodotto dal contrasto tra il ricordo individuale e lo stereotipo è lo stesso creato dalla contraddittorietà del materiale che compone l’opera: la durezza della pietra, tipico supporto per le epigrafi incise, viene qui sostituita dalla morbidezza della glicerina, una sostanza organica, essudante e trasparente che, seppur destinata a mutare nel tempo, tenta ugualmente di eternizzare il volto dell’artista, che appare ieratico, al pari di un’icona.

Il mito assume così le forme di un ricordo, una narrazione intima e soggettiva, che fa della sua immutabilità uno strumento a servizio del racconto autobiografico.

 

Ginevra Collini, Female Sadness Has Lasted Forever, 2023, fotografia e glicerina, 21 x 29 x 5 cm

Testo di Giulia Gaibisso

Ginevra Collini (Roma, 1996) è artista visiva e co-fondatrice dello spazio indipendente Porto Simpatica. La sua ricerca è fortemente influenzata dal campo letterario e narrativo, sperimenta con vari medium sempre volti a entrare in contatto con lo spettatore. Molto presente negli ultimi lavori è la dimensione onirica che, legata ad elementi spesso tratti dall’archeologia, è vissuta con concitazione e analizzata tramite la pratica artistica. Partendo da esperienze intime e personali, cerca di comprendere in modo approfondito il linguaggio e le visioni collettive, rovesciandone i significati usuali per portare alla luce delle nuove visioni.
Tra le mostre recenti: “SCOPPIO TERZO” a cura di Federico Arani e Arianna Tremolanti, Scoppio, TR (2022); ”Mal d’Uve” a cura di Scania Trasporti Bea Roggero Fossati, Oratorio Don Bosco, Nizza Monferrato, TO (2022); ”Lunatika” a cura di Arianna Tremolanti e Alessia Baranello, Mattatoio, Roma (2022).