COMMISSION #11 – HÉLÈNE BERTIN
Il rito, come la festa, è un modo di trasmettere conoscenze e valori significativi per una certa comunità, attraverso la ripetizione di gesti. Le mani trasformano la materia, il corpo quando danza racconta storie, l’avvicendarsi delle stagioni è scandito da piccole o grandi celebrazioni di cui a volte non ricordiamo l’origine, ma che ci aiutano a riappropriarci del tempo, a trattenerne il senso.
Per Hélène Bertin, borsista presso l’Accademia di Francia a Villa Medici 2023-2024, la ricerca e la rimessa in circolo di gesti ancestrali è parte del suo modo di intendere la scultura e di assimilare l’atto creativo alla creazione di legami sociali. Fare un brocca, raccogliere piante, tessere e tingere, organizzare un ballo, sono tutte forme che il suo lavoro può assumere e che richiedono sempre la partecipazione di altre persone: nel gruppo l’artista è una voce tra le altre voci; a volte guida, a volte si lascia guidare.
La IUNO di Hélène Bertin è una foglia raccolta un giorno d’estate, sulle rive del fiume Farfa, uno spazio calmo e fresco per ritrovare l’equilibrio. L’acqua è un simbolo della sapienza femminile: le sorgenti erano anticamente abitate da Ninfe capaci di proferire oracoli, dispensare consigli e dettare, come Egeria, leggi. Qui, affiancata a un falcetto, la foglia allude anche al rito della mietitura, all’estate come tempo di pienezza, maturità e raccolta.
Hélène Bertin, Farfaraccio maggiore, 2024, fotografia
Testo di Cecilia Canziani
Hélène Bertin (Francia, 1989) rivendica un “approccio deliberatamente bastardo”, adottato sia nell’ambito della produzione artistica che nella ricerca. Vive a Cucuron in Francia e sviluppa la sua pratica tessendo legami, condividendo la propria avventura lavorativa con persone appassionate e ricorrendo sempre alla nozione di alterità.
Invertendo ogni tipo di lettura disciplinare, l’artista considera i gesti e i materiali come strumenti o strategie per riunire pratiche di natura differente. Nelle sue mostre, la combinazione di diverse tipologie di oggetti e azioni conduce alla costruzione di una narrazione collettiva. Le sue pubblicazioni mettono al centro personalità marginali per trasportare e trasmettere storie parallele. Per Hélène Bertin, la relazione sensibile con i fatti della vita e del lavoro si svolge nella cooperazione tra i “regni” di ciascuno. A forgiare questa visione dell’arte è stato l’incontro con la pratica dell’artista Valentine Schlegel, a cui ha dedicato un libro bio-monografico nel 2017, rinnovando radicalmente lo sguardo su questa artista.