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COMMISSION #14 FIAMMA MONTEZEMOLO

In un paesaggio notturno, abitato da alberi spogli e rischiarato dalla luna piena, campeggia la monumentale IUNO ideata da Fiamma Montezemolo.
Cinta da un lungo chitone, la dea impugna lancia e scudo, ha il capo e le spalle coperte da una pelle di capra che la identifica inequivocabilmente come “caprotina”, quale personificazione di un potere generativo inarrestabile.
Gli attributi, invariati rispetto alla scultura romana conservata ai Musei Vaticani, da cui l’opera trae ispirazione, illustrano in maniera esemplificativa l’ambivalenza della sua figura, al contempo creatrice e distruttrice. La loro ulteriore elaborazione e animazione da parte dell’artista suggerisce d’altro canto un’attualizzazione semantica, nello specifico un’interpretazione in chiave pacifista.
Definita anche come Sospita, ossia “propizia”, la Giunone armata veste tradizionalmente i panni della guerriera protettrice e salvatrice di soldati, della divinità posta a difesa della vita. Nell’immagine qui proposta però, la punta della lancia, scagliata verso l’osservatore/osservatrice assume gradualmente la forma del celebre simbolo antimilitarista disegnato da Gerald Holtom nel 1958, come a voler fare della dea una dispensatrice o, meglio, un’ammonitrice di pace.
Nella visione di Montezemolo Giunone si oppone alla prospettiva guerrafondaia, diretta emanazione di un modello aggressivo, fallocratico e ostile alla cura. Vota la propria inclinazione combattiva alla non belligeranza, rinunciando simbolicamente alla propria arma per schierarsi a favore della pace.
Una pace non indiscriminata ma giusta, raggiungibile soltanto mediante un adeguato posizionamento e il rifiuto categorico della legge del più forte. Ne sono testimonianza i due piatti della bilancia posti sopra gli occhi della dea, un chiaro riferimento a tale necessità, ma anche lo scudo, attributo mantenuto nella nuova iconografia che, saldamente impugnato, sembra evocare l’idea di una placida, ma efficace, resistenza.

 

Fiamma Montezemolo, Peace Warrior, 2025, GIF

 

 

Fiamma Montezemolo, artista (MFA, San Francisco Art Institute) e antropologa (PhD, Università Orientale di Napoli), è una studiosa affermata di studi sulle frontiere e professoressa presso il Dipartimento di Cinema e Media Digitali presso l’Università della California, Davis. Ha esposto in diverse istituzioni tra cui: Baruchello Art Foundation, Roma, (2024) Museo Laboratorio Arte Alameda, Città del Messico (2019), Herbert Johnson Museum of Art, Cornell University (2019), Monaco Jewish Museum, Germania (2019), La Galleria Nazionale, Roma (2023), Headlands Center for the Arts, California (2018), ASU Art Museum, Arizona (2019), Kadist Art Foundation, San Francisco (2016), Armory Center for the Arts, Los Angeles (2014). È rappresentata dalla Galleria Magazzino di Roma. E’ autrice di due monografie: sullo Zapatismo e sulle politiche della rappresentazione chicana, nonché coautrice (con René Peralta e Heriberto Yépez) di Here is Tijuana (Blackdog Publishing, Londra, 2006) e co-editrice (con Josh Kun) di Tijuana Dreaming, Life and Art at the Global border (Duke U. Press, 2012). Nel 2022 è tra i vincitori del programma Italian Council (XI edizione) della Direzione Generale Creatività Contemporanea, Ministero della Cultura che ha portato alla pubblicazione del volume Hidden in Plain Sight (2024) prodotto da ON (Bologna), curato da Martina Angelotti e edito da NERO, (https://www.neroeditions.com/product/hidden-in-plain-sight/).